L’assistenza specialistica da parte di un cardiologo potrebbe conferire benefici clinici per le donne con tumori mammari HER2è+ trattate con trastuzumab, come emerge da uno studio condotto su 1.047 pazienti.
Il trastuzumab viene comunemente impiegato per i tumori mammari HER2+, che rappresentano il 20% di tutti i tumori mammari, ma comporta un rischio noto di riduzione della frazione di eiezione ventricolare sinistra e di insufficienza cardiaca, ragion per cui si consiglia un monitoraggio ecocardiografico ad intervalli regolari per tutte le pazienti che lo assumono.
I risultati dello studio, svolto nell’università della Pennsylvania, richiedono ulteriori indagini ed un approccio maggiormente personalizzato alla medicina.
Sussiste infatti la necessità di linee guida sulla selezione delle pazienti da indirizzare all’attenzione del cardiologo, e queste pazienti dovrebbero esservi indirizzate in modo più sistematico.
Questo processo, comunque, dovrebbe essere funzione dei fattori di rischio, e parte del problema consiste nell’individuare le pazienti che trarrebbero maggiore beneficio dall’assistenza cardiovascolare.
Alcuni casi sono più ovvi di altri. Le pazienti con insufficienza cardiaca e quelle con patologie cardiovascolari preesistenti dovrebbero essere seguite regolarmente da un cardiologo, ma sussistono aree di maggiore incertezza, ad esempio nelle pazienti con ipertensione e fattori di rischio cardiovascolari.
I ricercatori dell’università della Pennsylvania hanno sviluppato un algoritmo di previsione del rischio clinico, e stanno indagando strategie guidate sia dalla clinica che da biomarcatori per identificare e trattare pazienti a maggior rischio di sviluppare declino cardiovascolare sinistro e distinzioni cardiache con l’esposizione alle terapie oncologiche.
Questi studi rappresentano un passo avanti, ma come i ricercatori stessi affermano, essi andranno comunque convalidati esternamente. (JACC CardioOncol 2020; 189: 190-2)